BERGAMO HISTORIC GRAND PRIX

“Avete un circuito stradale sublime, superiore a quello tanto rinomato e blasonato di Montecarlo”.

Io non sono mai stato a Montecarlo e non ho elementi per avallare un’affermazione così perentoria.

Pronunciate però da Tazio Nuvolari, mito eterno e indiscusso della storia dell’automobilismo sportivo e vincitore della prima edizione della “Coppa Città di Bergamo” nel lontano 1935, acquistano certamente un peso e una valenza difficili da confutare.

Scenario dell’evento le “Mura Venete”, un imponente baluardo difensivo fatto erigere nella seconda metà del ‘500 dal Senato della Repubblica di Venezia per rafforzare il confine del territorio di terraferma della Serenissima di cui Bergamo costituiva il presidio orientale più estremo ad argine dell’avversato Impero spagnolo che dominava a Milano.  

Un tempo poste a difesa del primitivo cuore politico-amministrativo della città, la “Berghem de sura” sviluppatasi urbanisticamente su sette colli come Roma, sono oggi un bellissimo percorso ombreggiato da platani e ippocastani che permette di spaziare visivamente sul “nuovo” centro cittadino - la “Berghem de sota” - e la sottostante pianura padana a sud fino ad arrivare alla retrostante catena delle prealpi orobiche a nord.

Quattro porte d’accesso con l’effige del Leone di S.Marco, cannoniere, spalti, baluardi, muraglioni imponenti e una fitta rete di cuniculi sotterranei le resero una delle più significative fortezze militari all’avanguardia in quei tempi ma fortunatamente mai utilizzate per gli scopi bellici per cui erano state concepite. Così, venuto progressivamente meno il loro compito primario, acquisirono fin da metà ‘800 la loro attuale connotazione civile con la realizzazione al loro interno del “viale delle mura”e il consolidamento delle preesistenti attività agricole all’esterno – gli Orti di Bergamo -  che tuttora conferiscono loro una bellezza paesaggistica unica.

Ma da una storia di possibili conflitti cruenti si passa ad una storia fatta di competizioni sportive ricche di emozioni, dai colpi di cannone al rombo dei motori: in una Italia dove circolavano solo 240.000 automobili Bergamo si offre per ospitare la prima gara di velocità automobilistica su circuito urbano. E’ il 1935, “Balilla” e “Topolino” sono le prime automobili a diffusione popolare, ma le Alfa Romeo della scuderia Ferrari, le Maserati, le Bugatti, le Mercedes sono già le automobili dei sogni.

Circa 3 km di percorso da completare 70 volte per un totale di poco più di 200 km: le cronache dell’epoca parlano di 20.000 spettatori “paganti” e oltre 1500 auto parcheggiate un po’ ovunque.

A gareggiare lungo un percorso impegnativo e divertente che alterna curve e rettifili sui quali dare il massimo sfogo alla potenza dei cavalli-motore, nomi oggi sconosciuti ai più ma miti dell’epoca: il grande “Nivola”, il mantovano volante Tazio Nuvolari vincitore della corsa; il suo antagonista di sempre – Achille Varzi – che la leggenda narra abbia corso in incognito; il famoso Carlo Pintacuda, vincitore di un massacrante Giro d’Italia in tre giorni e tre notti; il pilota bergamasco Franco Comotti costretto al ritiro per un guasto meccanico proprio sotto casa sua, e altri pionieri dell’automobilismo sportivo.

Poi quasi settant’anni di silenzio fino al settembre 2004 quando, grazie all’impegno del pilota bergamasco Simone Tacconi, la rievocazione di quello storico evento ha riportato con cadenza annuale, sulle antiche Mura Venete, le emozioni di un tempo (http://www.bergamohistoricgranprix.com).

Ferrari, Porsche, Alfa Romeo, Lotus, Fiat, Jaguar, Maserati, Bugatti, “semplici” berline, vetture da Gran Premio o da Rally a coprire un arco temporale tra gli anni Venti e i Settanta: una passerella dove si intrecciano curiosità e innovazioni meccaniche, soluzioni estetiche e ricerca tecnologica, passato e futuro.

 Automobili da leggenda, la cui bellezza e unicità si alterna al design ora raffinato ora aggressivo dei modelli più moderni e specializzati, sono tornate a sfilare e a sfidarsi con i loro piloti-proprietari opportunamente equipaggiati di vestiario d’epoca, fatto di caschetti di cuoio, occhialoni “fantozziani”, giubbini di pelle, tute vintage da meccanico, sotto gli sguardi curiosi, stupiti e affascinati di un pubblico senza età accorso ancora una volta numeroso a vedere sfrecciare questi bolidi senza tempo.

Appuntamento quindi alla prossima edizione. E la leggenda continua…